Lunedì verrà presentato a Livorno un Volume della professoressa Anna Berti che sarà ospite prossimamente di un Vino un Libro.
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venerdì 19 luglio 2019
Un incontro a Livorno
venerdì 12 luglio 2019
Necrologio di Giedra Radvilavičiūtė
Necrologio
Partirò da una comunicazione che vi riguarda più o meno tutti: spegnete i cellulari per una ventina di minuti. La cena funebre si terrà al ristorante kebab “Interpol”. Se c’è qualche forestiero che intende unirsi, sicuramente saprà trovarci seguendo l’odore.
Carissimi... in questa domenica per tutti così piena di impegni, potremmo senz’altro accompagnare la cara salma all’altro mondo – quel mondo che per ora ci resta ignoto – in maniera consueta: con decine di frasi fatte, badando di non infrangere le regole di questo mesto genere letterario e della tradizione da noi consolidata. Ci risparmieremmo un gran chiacchiericcio alle spalle dicendo: resterà viva per lungo tempo nei cuori di chi l’ha conosciuta, d’ora innanzi ci unirà la dolce tristezza del ricordo, che riposi in pace... o qualcosa di simile. Ma non ho mai sopportato, esattamente come lei, gli stereotipi e le verità indiscutibili. Questa poi, che “dei morti niente si dica se non il bene”, mi manda su tutte le furie. Mi sento in diritto di ricordare la mia più cara amica proprio così come ella fu. Perché? Perché la conoscevo meglio di tutti voi che siete qui, e probabilmente di chiunque altro in Lituania. Sia la sua vicenda biografica, ormai seppellita con lei nella cittadina natale, sia i suoi progetti rimasti incompiuti. Per quanto io fossi singolarmente timida e la mia amica, al contrario, sfrontata, pure qualcosa ci ha accomunate. Infatti quando comparivamo insieme in pubblico, soprattutto in occasioni quali presentazioni, fiere del libro o serate letterarie, succedeva sempre che qualcuno confondesse i nostri volti, i nostri gusti e le nostre opinioni. Ad essere onesti, lei era invecchiata, ingrassata, ingrigita e intristita molto più in fretta di me. Una volta affermò che a invecchiarla non erano gli anni, ma le percezioni. Anch’io ho notato come le persone che conservano più a lungo il loro fascino siano gli infantili, gli esuberanti e gli ottimisti. Quando perdeva un paio di orecchini, la mia amica non se ne comprava mai uno nuovo, io invece correvo subito, l’indomani, a comprarne di ancora più lussuosi, magari di Swarowski. E se, estraendo un rossetto, vedeva che non ne restava che un mozzicone, si rattristava al pensiero che fosse quasi finito. Al contrario, vedendo quello stesso mozzicone a me veniva sempre da pensare che fosse appena iniziato. La mia amica pensava alla morte molto più spesso di me. E anche ai necrologi. Io ho mantenuto fino ad oggi una forma, anzi, delle forme giovanili. Lei portava la protesi ai denti superiori già da cinque anni, io non l’ho messa che l’anno scorso. Anche l’ultimo uomo lo ebbe ormai diversi anni fa – intendo, un uomo che amasse – mentre io ho un compagno proprio qui tra voi... Grazie di essere qui, Artūras.
Come ho già
detto, a nessuna delle due è mai piaciuto quando negli elogi funebri o nelle
campagne elettorali tutti diventano improvvisamente buoni, belli (specialmente
nelle fotografie ingrandite alla svelta per la camera ardente), padri e madri
di famiglia praticamente senza macchia, non più depravati e non più
alcolizzati, e se proprio bevevano come spugne, beh, lo facevano per qualche
motivo giustificabile. Un’opera pia, ad esempio. Un anno fa assistetti ad un
encomio funebre nel cimitero di una cittadina, e quasi mi venne paura che
quell’ex maestro di scuola media “eternamente giovane anche a 84 anni, energico
e solerte, sempre sospinto da nuove idee creative” l’avessimo seppellito ancora
vivo. Forse che il modo di dire “resta vivo nei nostri cuori” significa, nella
sua accezione più lugubre, proprio questo? Con un tale eufemismo abbiamo forse
edulcorato di proposito questo atto compiuto senza la certificazione dei
medici? Sono convinta che in tutta questa maledetta fretta generale capita ogni
tanto di sotterrare qualcuno senza i dovuti accertamenti. Magari qualche
anziano signore addormentatosi dopo pranzo, ben lavato e pettinato – si direbbe
di proposito! –, con un giornale sugli occhi, come un tempo si faceva coi libri
di preghiere. Vi ricordate?.. Mi pare fosse Marina Cvetaeva a pregare che nessuno
avesse fretta di sotterrarla. Che le mettessero uno specchietto davanti alle
labbra più e più volte, che fossero ben sicuri che nessun alito vitale
invisibile a occhio nudo ne appannasse la superficie. E poi c’è Gogol’ che si
rigirò nella bara. O forse fu Marina a rigirarsi e Gogol’ a verificare? Adesso
non ricordo. Ma è lo stesso. […]
da Giedra
Radvilavičiūtė, Stanotte dormirò dalla parte del muro, Joker Edizioni
2019
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