Riporto questo scritto per aprire una discussione sul concetto stesso di degustazione e di analisi sensoriale sul quale molto spesso di fa parecchia confusione.
La maggior parte degli assaggiatori utilizza un linguaggio
privato per esprimere le sensazioni ricevute assaggiando un vino. Nella misura
in cui il linguaggio stabilisce i limiti del nostro pensiero,
questo non può essere un fenomeno intrinsecamente pubblico.
In sintonia con ciò che afferma Wittgenstein, un linguaggio
privato, in linea di massima, non si può condividere perché viene utilizzato
per fare riferimento alle esperienze presumibilmente private di un individuo.
La mia esperienza è qualcosa di privato. Io posso descrivere
a me stesso la mia esperienza interna e
nessun'altra persona é in grado di giudicare se la mia
descrizione è esatta o meno. Se risaliamo alla descrizione di Sant'Agostino
relativa all'apprendimento del linguaggio, indicando gli oggetti e attribuendo
loro un nome, deduciamo che le parole sono i nomi degli oggetti e che le
combinazioni
di parole consentono di descrivere la realtà. Se a un
bambino diamo una banana per insegnargli il significato della parola banana, è
una definizione ostensibile, ma al tempo stesso ha
bisogno di una serie di spiegazioni complementari affinché
il bambino capisca se ci riferiamo alla forma, al colore o all'odore. Anche se
il bambino comprende a cosa si riferisce nello specifico la definizione
ostensibile, é possibile che non riesca
a fare correttamente la transizione da un caso specifico a un altro caso
simile. Se prendiamo in esame la natura del linguaggio reale, presto scopriamo
che la teoria agostiniana non e esatta. II significato delle parole proviene
dal loro uso, da ciò a cui fanno riferimento. Il linguaggio non ha
un'essenza soggiacente, un minimo comune denominatore, una funzione unica. Se
prendiamo in esame il linguaggio, troveremo piuttosto una sovrapposizione di
funzioni che viene utilizzata nei vari contesti.
Ove non esiste un metodo possibile per verificare se il
termine viene applicato correttamente, allora tale termine non può avere
significato. Pertanto, Wittgenstein conclude che attribuire dei nomi alle
nostre esperienze private tramite definizioni ostensibili private è un'idea
priva di senso.
Il linguaggio è pubblico e i criteri per applicare più e più
volte le parole sono pubblici.
Detto ciò, risulta evidente che la maggior parte delle
descrizioni che alcuni critici realizzano circa le qualita organolettiche di un
vino sono assolutamente prive di valore.
Per questo motivo le riviste specializzate dovrebbero
eliminare tali commenti realizzati con un linguaggio privato e spiegare il vino
con un linguaggio universale, utilizzando parole e linguaggi precisi.
D’altro canto sembra che nel linguaggio del vino sia
resuscitata la teoria di Hegel ( questi non cerca la verità: l’unica cosa che
desidera è impressionare) basata sulla mancanza di modestia e sull'irresponsabilità
intellettuale, quando alcuni si pronunciano in modo incomprensibile per
ottenere un certo effetto. Pensano che se qualcosa è comprensibile, allora non
ha profondità Questa è la tradizione dell’intellettualismo. L’essere umano ha i
suoi limiti e bisogna fare silenzio su ciò di cui non si può parlare.
Indubbiamente, promuovendo tale cambiamento, ci scontriamo con l’orgoglio e gli
interessi economici di questi “ scribacchini”.
Tratto da Vino Corpo e Cervello di Ramon Viader Guixà
Edizioni AEB